IL REGOLATORE DELL'OROLOGIO

di
GIOVANNI ZANZANI



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La prima variazione il regolatore la effettuò sulle sei del mattino, un momento della giornata che gli era particolarmente odioso. Da lassù, dal suo osservatorio in cima alla torre, non gli pareva giusto che gli abitanti di San Giovanni fossero così propositivi. Il fabbro menava martellate sull’incudine, il falegname faceva correre la pialla, l’oste lavava i fiaschi alla fontana. Tutti, proprio tutti, davano l’impressione che la prima parte del giorno fosse il momento migliore della vita. A lui invece, cui sarebbe toccato attendere dodici ore prima di rivedere Clorinda, il mattino non piaceva per niente. Così decise che essa, l’ora più lontana dalla sua felicità, sarebbe stata la prima a venire accorciata.
Puntato l’indicatore sulle sette, il regolatore azionò dieci volte la leva che serviva a sottrarre minuti, quindi ripeté l’operazione in senso contrario dopo aver fatto scorrere l’indicatore fino alla tacca delle diciotto: i dieci minuti si staccarono dal mattino e rotolando sulle schiene curve degli ingranaggi andarono a posizionarsi nella sera. La prima mossa era fatta.
Al suono delle diciotto il cuore di Crespino andava a più non posso mentre lui, nascosto dietro la spalletta del ponte, teneva d’occhio la strada. Da quella direzione, avanzando col passo svagato di sempre, apparve Clorinda. Il regolatore non fiatava, la mente raccolta intorno al segreto che lo faceva padrone delle ore di San Giovanni e gli occhi fissi sul vestito azzurro che diventava via via più visibile. Giunta in prossimità del ponte, la ragazza si sedette sull’erba dando la schiena al tronco inclinato di una quercia. Ella sapeva che per mezz’ora avrebbe potuto starsene tranquilla a fantasticare, la sua attività preferita, senza che nessuno la disturbasse, e dunque se ne stava col naso per aria fissando ora le nuvole, ora gli alberi. Trascorsero i trenta minuti legittimi, poi fu la volta dei dieci che il regolatore aveva aggiunto e solo allora l’orologio suonò le diciotto e trenta. Clorinda si alzò e riprese la strada di casa. Crespino aveva gli occhi lucidi per l’emozione: il suo sistema di saccheggio funzionava alla perfezione!

 

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