IL ROMANZO DEL SIGNOR ARTURO Prefazione al diciottesimo capitolo

Succede all'improvviso, la bic finisce l'inchiostro, il vino va in aceto e la nebbia già cancella il sole che un istante prima ci scaldava. L'universo presenta continuamente il conto della gioia, procurando abbastanza dolore da farci capire quanto la gioia sia rara e preziosa.
Anche al signor Arturo accade qualcosa del genere, nel suo piccolo mondo compare uno strano ma allarmante segno di malessere. Per capirci qualcosa l'oscuro ragioniere della Banca delle Arti e dei Mestieri dovrà fare di più di un bel dribling, e alla fine tutto ciò che riuscirà a organizzare sarà una difesa passiva, il nemico da battere è troppo forte per un solo terzino. Questa volta il nostro fedele eroe si accontenterà di salvare il salvabile, perchè il mondo degli uomini è una vetrina di porcellane che si rompono di continuo e che di continuo bisogna riparare. Benvengano gli adesivi invisibili e i collanti tuttofare amici, ripariamo tutto con amore, e torniamo a farlo senza stancarci. Se il male rompe, il bene ripari.

Buona lettura. Giovanni Zanzani.

P.S. Come sarà apparso chiaro ai lettori più accorti, il richiamo agli adesivi è solo un meschino stratagemma adottato per attirare su questa pagina un po' di pubblicità. Se osserverete i banner che compaiono in testa e in coda alla prefazione, sono certo che vedrete transitare i nomi delle colle più famose e gettonate. Gli editori ne saranno felici, il che trattandosi di un capitolo sul bene e sul male non mi sembra che stoni.

 Giovanni Zanzani

COME FU CHE IL SIGNOR ARTURO PERSE UNA SCARPA
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Arturo Diaz


Capitolo diciottesimo
Crepa


Stava tra il bricco del latte e la zuccheriera, un filo sottile che partiva dal secchiaio e saliva verso lo stipo delle tazze, un segno appena visibile, poco più di un graffio sulle piastrelle della cucina. Un ragno scendeva dal soffitto, per osservarlo meglio il signor Arturo accese la luce, così vide la crepa. Questa casa sta invecchiando, mormorò.
La discriminatura partiva dal lavello e si perdeva dietro ai pensili della cucina, un segnetto poco più visibile della seta del ragno che ne aveva denunciato la presenza. In corridoio, mentre si accingeva ad uscire, il signor Arturo fu spiacevolmente stupito nell’osservare che non si trattava di un graffio, ma di una spaccatura che attraversava la parete in tutto il suo spessore.
Si sarebbe messo a ragionare sul tempo che passa, il signor Arturo, sui segni che lascia non solo sui muri, ma nelle vite degli uomini, sugli amori che cominciano e finiscono, sull’imprevedibilità del domani, se non avesse notato che la crepa non si arrestava sul pavimento del corridoio, ma continuava lieve e tenace fuori della porta di casa. Deciso a seguirla per vedere dove giungesse, il signor Arturo scese le scale con gli occhi incollati alla parete tant'è che andò a sbattere contro il geometra Garbugli, amministratore del condominio.
- Proprio lei, disse indicandogli il muro, capita a proposito.
- Non è niente di grave, rispose il geometra, si tratta di una comune crepa di assestamento. Sono vent'anni che se ne sta lì tranquilla. Ad ogni buon conto abbiamo collocato un vetrino in soffitta e uno in cantina, se dovesse allargarsi lo sapremmo subito.
- In cantina? Vuol dire che arriva fin là sotto?
- Sapesse quante crepe ho visto da quando faccio questo mestiere, stia sereno, non accadrà nulla.
Il signor Arturo decise di andare a controllare di persona. Non solo la crepa arrivava in cantina, ma continuava fuori dal palazzo lungo il marciapiede. Grande fu il suo sbigottimento nel constatare che la lesione non terminava fuori dal condominio, ma proseguiva attraverso largo Martiri della Libertà e si spingeva fino all’autostazione. Allora tornò sui propri passi e prese la bicicletta. Dall’autostazione non fu difficile seguire quella linea scura, essa percorreva viale del Lavoro in tutta la sua lunghezza. Il signor Arturo decise di proseguire la ricerca il giorno successivo così, ottenuto congedo dall’ufficio, tirò fuori dal garage la vecchia motocicletta. Il punto da cui riprese l’osservazione si trovava in periferia, dove la città confina con la campagna. Da quella posizione la crepa si allontanava verso la collina. L'indagine fu l'occasione per una bella gita in motore, un piacere che riportò il signor Arturo ai tempi della giovinezza, quando percorreva quelle strade in compagnia degli amici. Alle cinque di sera aveva già attraversato il territorio di tre comuni e si accingeva a uscire dalla provincia quando nel punto in cui la crepa giungeva ai piedi di una collina vide uno zingaro seduto in poltrona a prepararsi il caffè.
- Mi chiamo Arturo e sto seguendo questa crepa da due giorni.
- Piacere, sono William. Se sta cercando il punto dove la crepa termina può anche fermarsi, non lo raggiungerà mai. Si sieda e prenda un caffè.
William trasse dalla roulotte un’altra poltrona e offrì una tazza di caffè al signor Arturo.
- Vuol dire che la crepa non finisce?
- Io che viaggio da quando sono nato l’ho seguita fino al mare e sono convinto che lo attraversi. Secondo me continua sull’altra sponda.
- Un taglio che attraversa il mare?
- Io non so di cosa si tratti, signor Arturo, ma la crepa c’è ed è ben visibile.
- Ma perché nessuno ne parla, una crepa così estesa è una cosa di cui ci si dovrebbe occupare, non crede?
- E’ vero, nessuno ne parla, ma quante sono le cose spiacevoli delle quali si cerca di non parlare?
Il ragionamento non faceva una grinza. Dopo il caffè si salutarono e il signor Arturo tornò in città. Proverò dall’altra parte, disse. Nella direzione opposta la crepa proseguiva verso le soffitte dalle quali passava sul muro perimetrale dell’edificio. Da quella parte la ricerca fu più difficile, il signor Arturo dovette chiedere ai condomini di ispezionare i balconi uno ad uno. Dopo una settimana di visite si trovò ai piedi del palazzo. La crepa ora proseguiva verso nord ovest e il signor Arturo salì in motocicletta per la seconda volta. Viaggiò una settimana e raggiunse il confine di stato. Prima della dogana la crepa svoltava in direzione di un lago. Nel punto in cui essa scompariva nell’acqua c’era una ragazza inglese.
- Cosa fa?
- Studio questa crepa.
- Perché la studia?
Inutile aspettare una risposta, gli inglesi fanno tutto per tenere informato il loro governo. Il signor Arturo stava andandosene quando Anne lo raggiunse.
- E’ un fenomeno geologico, non si faccia strane idee. Noi lo studiamo da anni e finora non abbiamo ravvisato niente che si discosti dagli altri fenomeni di questo tipo.
Il signor Arturo rincasò. Si sarebbe scordato della faccenda se non fosse stato per Alvaro, astronomo dilettante e suo dirimpettaio, il quale tirò fuori l’argomento in una sera di novembre. Il cielo era così cristallino che Alvaro aveva deciso di dedicarsi alla sua osservazione. Possedeva un buon telescopio e al signor Arturo non dispiacque unirsi a lui nell’esercizio astronomico.
- Quella crepa non è una frattura qualsiasi, taglia il mondo in due parti ed ora ti mostrerò una cosa che non ti aspetti.
Lo strumento puntato sulla luna mostrava che anche lassù una sottile bava scura divideva il bianco satellite in due parti irregolari.
- Ce n’è una su ogni pianeta, disse Alvaro, e ci scommetterei che anche le stelle hanno la loro. Caro Arturo, se vuoi il mio parere, la crepa attraversa l’universo intero e sono certo che segni il confine tra il bene e il male.
Il signor Arturo lo guardò con gli occhi che a stento si trattenevano dallo schizzare dalle orbite.
- Vuoi dire che tutto il bene sta da una parte e tutto il male dall'altra?
- Credo proprio di sì, Arturo.
- E tu sai dirmi quale sia la parte buona e quale la malvagia?
- Purtroppo no, a questo non sono ancora arrivato.
- E’ un peccato. La crepa passa nel mio salotto e vorrei tanto sapere da che parte mi trovo quando siedo in poltrona.
Il signor Arturo lo salutò e si avviò verso casa. La scoperta della crepa suprema lo rendeva inquieto, per quanto facesse non riusciva a togliersela dalla mente. Per la prima volta nella sua vita si trovava di fronte a un fenomeno che nessuno era in grado di spiegare, perché il signor Arturo alla storia del bene e del male non ci credeva mica, a lui quella sembrava una scostumatissima balla. Il silenzio della casa era abitato da piccoli rumori, qualche scricchiolio, il passo dell’inquilino del piano di sopra, la voce di un bambino. In quel silenzio il signor Arturo si accasciò sulla poltrona. Sul pavimento la crepa si nascondeva tra gli interstizi delle piastrelle, ma lui sapeva in quale punto guardare per trovarla. Il salotto ne era diviso in due parti quasi uguali. Sul muro essa passava dietro allo scaffale dei libri in corrispondenza di un grosso volume sulla cui copertina era ritratta la figura di un cavaliere. Dall’alto del suo ronzino, Don Chisciotte guardava il signor Arturo mentre Sancio gli trottava dietro brandendo un mazzo di cipolle. Lo spilungone si trovava a breve distanza dal suo scudiero e il signor Arturo scorse tra i due l’ombra della crepa che avanzava.
Il mondo è diviso, pensò, l’universo è diviso, la realtà intera si trova divisa. Infine, e l’idea gli fece scuotere il capo sconsolato, la crepa sembra tagliare in due anche quella indivisibile coppia.
Guardò più attentamente sperando che ciò che aveva scoperto non fosse vero. Purtroppo la scena era inequivocabile, Sancio e il Cavaliere dalla triste figura erano in procinto di separarsi, sulla custodia del volume la crepa aveva percorso i primi centimetri, presto i due personaggi avrebbero preso strade diverse. Il signor Arturo si assopì col cuore gonfio di amarezza. Fu il freddo del mattino a svegliarlo. L'impianto di riscaldamento, ligio agli ordini della centralina elettronica, aveva lasciato scendere la temperatura del salotto fino a sedici gradi centigradi. Il signor Arturo si alzò dalla poltrona infreddolito e fece per dirigersi in camera da letto, ma prima volle controllare dove fosse giunta la crepa sul libro. Un rapido sguardo gli permise di constatare che il misfatto era compiuto, la crepa suprema lo aveva diviso in due parti. Già stava riflettendo sul disastro prodotto dalla inarrestabile frattura, quando si accorse che Don Chisciotte e Sancio Panza non apparivano più sulla copertina.
Il signor Arturo si guardò intorno e fu in quel momento che vide una cosa che lo fece sobbalzare: il celebre hidalgo e il suo goffo scudiero erano fuggiti dall'antico romanzo per portarsi su un vecchio manuale di floricultura che si trovava sullo scaffale più in alto ed ora si riposavano della fatica sostando nel giardino all’italiana che ornava la facciata del libro. Dalle loro espressioni era evidente che presto si sarebbero rimessi in viaggio, che non l'avrebbero data vinta facilmente a quella maledetta crepa.
Il signor Arturo sorrise e si diresse verso la camera da letto. Ora avrebbe dormito in pace perché di quei due poteva fidarsi. La crepa suprema avrebbe continuato il proprio viaggio oltre ogni limite umano, ma qualcuno finalmente aveva dimostrato che si poteva sfuggirle.
Il signor Arturo si addormentò di un sonno così profondo che quel mattino non sentì la sveglia e invece di recarsi al lavoro rimase a letto a dormire.

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Capitolo primo - Precipitevolissimevolmente
Capitolo secondo - Attualità
Capitolo terzo - Silenzio
Capitolo quarto - Fortuna
Capitolo quinto - Movimento
Capitolo sesto - Equilibrio
Capitolo settimo - Candore
Capitolo ottavo - Coordinate
Capitolo nono - Divisione
Capitolo decimo - Incontri
Capitolo undicesimo - Guerra
Capitolo dodicesimo - Tempo
Capitolo tredicesimo - Memoria
Capitolo quattordicesimo - Tremolio
Capitolo quindicesimo - Spavento
Capitolo sedicesimo - Rubare
Capitolo diciassettesimo - Bionde
Capitolo diciottesimo - Crepa
Capitolo diciannovesimo - Luna
Capitolo ventesimo - Cicatrici
Capitolo ventunesimo - Sirene
Capitolo ventiduesimo - Astri
Festa di commiato per il Sig. Arturo

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