UN ESTATE ROMANTICA PER IL COMANDANTE BALSIMELLI
romanzo a puntate illustrato
di
Giovanni Zanzani
Capitolo34
La luce del giorno stava calando quando il Delfino giunse in vista del porto di Barletta. Lo scalo era minuscolo, Annibale avrebbe preferito continuare fino a Bari, ma il barone Nasca aveva ancora troppo viva nella memoria l'immagine del vinattiere Spatola che gli scatenava contro i suoi mastini per azzardarsi a fare tappa nella grande città pugliese così, oltrepassata la foce dell'Ofanto, Annibale decise di approdare.
Quando l'abitato della cittadina apparve all'orizzonte, Domenica, che non si era mossa dal pulpito dell'imbarcazione per tutto il tempo, cominciò a gemere coprendosi il viso con le mani. Le energie nervose della sventurata erano giunte al limite ed essa si abbandonò al pianto. A nulla valsero le parole di conforto che gli altri passeggeri le rivolsero, la ragazza continuò a lamentarsi invocando il nome di Suljo di fronte al mare che glielo aveva strappato per seppellirlo nelle sue profondità.
Verso sera Domenica parve scuotersi dal proprio dolore e raggiunto il pozzetto dello yawl sedette accanto agli altri occupanti della barca che seguivano taciturni l'avvicinarsi della costa pugliese. Un trabaccolo da carico e alcuni pescherecci che navigavano diretti verso Barletta completavano quel mesto corteo avviato a raggiungere la piccola città ora chiaramente visibile di fronte ad essi.
Ormeggiata l'imbarcazione scesero a terra dove consumarono una silenziosa cena in un'osteria che sorgeva a poca distanza dal molo, al termine della quale don Cosimo si ritirò in barca a dormire. Annibale che era rimasto a fumare la pipa si accorse che Domenica non si era mossa dal tavolo ed ora teneva gli occhi fissi sul muro. Il suo viso era una maschera senza espressione, solo gli occhi avevano conservato qualche traccia di vitalità. Dopo essere rimasta ferma ancora un po', la ragazza piegò gli angoli della bocca in una smorfia improvvisa. Seguì un altro silenzio. Annibale teneva la pipa con la mano destra, mentre la sinistra stava abbandonata sulla tavola. Domenica alzò il capo e si rivolse a lui con voce ferma.
- Come vede, signor Balsimelli, non mi è rimasto alcun motivo per rientrare nella mia famiglia. Ora raggiungerò Vienna dove vivono i miei nonni materni, le ultime persone alle quali mi senta legata. Poi non so cosa farò, senza Suljo la mia vita non ha più senso.
Annibale tacque, non riuscendo ad aggiungere nulla alle parole pronunciate da Domenica. Il locale intanto si era vuotato e l'oste stava finendo di fare le pulizie. Quando l'ultimo bicchiere fu lavato e asciugato, l'uomo uscì da dietro al bancone per chiudere le imposte, invitando quei clienti ritardatari a liberare la sala, l'osteria chiudeva. Annibale si recò a regolare il conto, poi insieme a Domenica uscì all'aperto. Camminarono fino alla banchina, ma non salirono subito a bordo del Delfino, rimasero sul molo ad osservare il mare.
- La invidio comandante, anch'io vorrei avere una barca come questa per andarmene lontano da tutti.
- La capisco Domenica, ma per quanto si vada lontano i dolori rimangono con noi, non esiste un modo per lasciarli a terra.
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons .
Scarica il romanzo completo in formato ".epub" .
Scarica il romanzo completo in formato ".epub" .