IL REGOLATORE DELL'OROLOGIO
di
GIOVANNI ZANZANI
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-Ditemi una cosa, mugnaio. Dipende da voi la regolazione delle chiuse del canale?-
-E’ così, signor Rocco, la mia famiglia ha l’incarico di regolare la chiusa grande per il salto d’acqua del mulino e quelle piccole che indirizzano il flusso nei canali laterali.-
-Dunque siete voi che le aprite e le chiudete negli orari prescritti?-
-Tutte le chiuse della mia roggia sono manovrate dal sottoscritto, signore.-
-Quindi dipende da voi anche la chiusa dei fossi di Sant’Anna?-
-Voi lo sapete molto bene, e sapete anche che l’ordine di esercizio per questa stagione è che fino a mezzodì l’acqua prenda per il fosso superiore e dopo mezzodì per l’inferiore. Ma cosa sono tutte queste domande, c’è forse qualcosa che non va? La vostra terra prende acqua dal fosso superiore, non è vero?-
-Proprio così, mugnaio, e sono giorni che ne ricevo meno del solito.-
-Questo non è possibile. Regolo personalmente la chiusa al suono di mezzogiorno della torre di San Giovanni e non mi sono mai sbagliato.-
-Sentite Edgardo, noi ci conosciamo da un pezzo, e io non voglio credere che voi intendiate danneggiarmi, ma vi assicuro che da un po’ di tempo ricevo meno acqua di quel che mi spetta. Ora i casi sono due: o chi di dovere provvede a sistemare le cose, o dovrò farlo da me. Pensateci bene.-
Allontanatosi l’uomo il mugnaio rimase pensoso. I problemi legati alla distribuzione delle acque erano all’ordine del giorno e le lagnanze non lo scuotevano più di tanto. Ciò che accadeva da qualche tempo però lo lasciava perplesso. Quella lamentela non era la prima che gli veniva rivolta, già una decina di persone si erano fatte vive per protestare. Il motivo era sempre lo stesso: al mattino correva meno acqua del solito. Il canale dei mulini era da secoli motivo di contesa tra i paesi che esso attraversava e non ve n’era uno che non litigasse col vicino per via dell’acqua. San Giovanni era per l’appunto in lite col paese che gli stava a monte, che in più di un’occasione aveva agito sul flusso della corrente lasciando a secco il comune limitrofo. Edgardo Negri fece sellare il cavallo e prese la strada dell’osteria che segnava il confine. Se, come sospettava, stava accadendo qualcosa di grave, all’osteria l’avrebbe saputo.
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