Tacchino
Nella grande fattoria della quale ci stiamo occupando c'è un tacchino che ha passato gran parte del suo tempo a far la ruota in mezzo all'aia sperando di essere notato, ma le gesta del grosso suino che spadroneggiava tra gli animali di quel cortile hanno lasciato al pennuto yankee pochissimo spazio. Ora che il maiale pende dalle travi della cantina in forma di salsicce e salami, è giunto il momento di parlare un poco di quel presuntuoso.
Il nome del tacchino è Matteo Renzi e qualche giornalista in vena di battute usate ha scritto che si trattava di un cretino di successo. Si sbagliava, la scomparsa del porco ha cancellato anche il ricordo del tacchino, così di quel giudizio non si salva che la prima parte, sulla quale concordo. Tra le affermazioni con le quali Renzi sperava di far fortuna c'era quella che gli animali vecchi sono più dannosi di un maiale prepotente. Più il porcello combinava porcate, più il tacchino Renzi se la prendeva coi propri amici, colpevoli solo di esser anziani e grulli, nello stile fellone di chi, per ribellarsi a un torto subìto, torna a casa e picchia la moglie, davvero un modo scriteriato di agire. Poi è arrivato l'inverno e il maiale ha avuto il suo. Sebbene qualcuno avesse ipotizzato per il giovane bipede la successione al governo della fattoria, le cose sono andate diversamente e il Matteo è ripiombato nell'anonimato che compete a una bestia di profilo basso come il suo. È una fortuna, dopo un dissoluto prepotente ci mancava solo un cretino vanesio per mandare definitivamente a rotoli la fattoria.
Non ho nulla contro i tacchini, non fraintendemi, ma ora si avvicina Natale. Mai sentito quanto è buono l'arrosto di tacchino?
Giovanni Zanzani
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