Cronache dalla campuria

a cura di Giovanni Zanzani

Giovanni Zanzani

 

27 settembre 2010 Un uomo


Qualche settimana fa un uomo si è ucciso, lo hanno trovato appeso a una corda, un modo di morire che desta raccapriccio pur avendo un contenuto poetico, così si muore coi piedi sollevati da terra, una maniera di andarsene in volo.
Qui in Campuria il suicidio non è così raro, da che mondo è mondo c'è sempre stato qualcuno che se ne è servito per uscire di scena ed il gesto, mi sia consentito dirlo, è pieno di dignità. Non dimentichiamo che questo atto estremo appartiene in esclusiva agli esseri umani, i soli animali sul pianeta ad essere coscienti di sè e del proprio destino mortale fino al punto di stabilire da soli quando sia giunto il momento di andarsene.
Le donne di un tempo avevano un modo di lasciare il mondo che apparteneva solo ad esse, si buttavano nel fiume, quasi volessero cercare nelle prondità delle acque la pace alla quale anelavano. Alle pene d'amore, maschi e femmine davano l'addio definitivo tagliandosi i polsi, così da perdere insieme alla vita quel sangue a causa del quale avevano sofferto. Finire sotto un treno appartiene alla modernità, con tutta la crudezza dell'armamentario meccanico che la caratterizza, mentre l'uso delle armi da fuoco offre l'immagine di un decisionismo che pone termine alle riflessioni in modo netto. Pochi lo sanno, ma il celebrato eroe del cielo Francesco Baracca, vistosi abbattere il velivolo dal fuoco nemico, preferì spararsi una pistolettata alla tempia piuttosto che bruciare come uno zolfanello nella caduta. Decidere di morire è una scelta alla quale si deve guardare con grande rispetto. Essa sottintende uno spirito libero e una padronanza di sè ammirevoli.
Una storia ormai antica (il fatto avvenne nell'immediato dopoguerra) è quella del motociclista suicida, un centauro che si lanciò a tutta velocità contro la facciata di una chiesa. A quel drammatico evento è ispirato il mio primo racconto, una storia che non ebbe bisogno di essere inventata. Un episodio che segnò la mia giovinezza insieme a quella dei miei compagni di scuola fu il suicidio di uno di noi. Superato l'esame di maturità, agli studi universitari il nostro amico preferì le stelle.
Onore dunque all'uomo che ha deciso da sè il giorno e l'ora per chiudere il sipario sulla vita. A lui il rispetto di noi viventi.

Giovanni Zanzani


Giovanni Zanzani

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La prossima cronaca verrà pubblicata il 11 ottobre 2010

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