Cronache dalla campuria
a cura di Giovanni Zanzani
24 Maggio 2010 Pubblicità e graffiti
Quando ero giovane proposi agli amici una suddivisione dei sentimenti che avrebbe posto termine una volta per tutte alle diatribe filosofiche con le quali spingevamo fino all'alba le nostre sedute nelle osterie: secondo la mia idea i sentimenti umani si sarebbero dovuti dividere in sottoombelicali e sovraombelicali.
Alla categoria dei sottoombelicali assegnai i sentimenti stimolati dall'attrazione sessuale, a quelli sovraombelicali tutti gli altri. Volendo inserire in una classe anche il pensiero astratto inventai il raggruppamento dei sentimenti cefalici nel quale, come spiegava il piccolo manuale che compilai per la bisogna, ficcai tutto ciò che il cervello produce, dalle speculazioni filosofiche alle teorie religiose. La semplicità dell'enunciato trovò d'accordo tutti i membri dell'allegra compagnia.
Mi sono ricordato di quell'idea scorrendo le pagine di uno dei tanti magazine offerti con modesto sovrapprezzo insieme ai quotidiani. Tra le immagini di fanciulle poco vestite mi ha colpito quella proposta da una nota casa di abbigliamento la quale presentava al pubblico una borsa e una cintura. In omaggio alla tendenza generale, la borsa oggetto della reclame copriva a malapena il seno dell'indossatrice lasciando libere le sue bellissime gambe al di sopra delle quali una elegante cintura della stessa griffe occultava (in realtà metteva in evidenza) ciò che le nostre mamme mostravano solo all'ostetrica. Viene da pensare che quel tipo di richiamo pubblicitario sia rivolto più all’utenza anziana (leggi vecchi bavosi) che non a quella giovanile la quale non ha bisogno di chincaglieria per piacersi.
Un padre preoccupato mi confidava giorni orsono di aver colto la figliola quindicenne nell'atto di inviare via e-mail le proprie nudità agli amici e di aver ricevuto dalla ragazza la spiegazione di stare semplicemente relazionando coi suoi coetanei. In effetti cosa faceva quella fanciullina se non ciò che vede fare una pagina sì e una no su tutti i rotocalchi? È così, i messaggi sottombelicali spopolano, con buona pace di intellettuali ed educatori.
Mi piacerebbe che chi si occupa di comunicazione pubblicitaria si ricordasse anche dell'esistenza dei sentimenti sovraombelicali. Non sembra, ma ce ne sono. Ricordo loro che anche il cervello, pur trovandosi molto al di sopra del giro vita, è un organo del corpo umano. Ma qui entriamo nel campo dei sentimenti cefalici e so che non tutti gli operatori pubblicitari ne dispongono.
Per restare nel capitolo delle relazioni sociali, vorrei parlare di graffiti, argomento sempre più spesso all'ordine del giorno nelle assemblee legislative. Sembra che il febbrile movimento riformistico in atto nel paese, vista l'entità degli scandali a sfondo immobiliare, voglia partire dalla pulizia dei muri, così si è cominciato a dar la caccia a chi ci scrive sopra.
Graffiti, chi ha coniato il termine non ha avuto dubbi sul giudizio, si tratta di graffi, dunque di danni. Se poi andiamo a vedere coi nostri occhi vedremo muri istoriati dalle micidiali bombolette spry. Gli argomenti degli anonimi chiosatori vanno dall'ancestrale laude all’organo sessuale femminile alla dichiarazione d'amore per la bella o il bello di turno. Non mancano gli inni alle formazioni calcistiche (spesso intercalati con le invettive contro la squadra avversaria), né quelli a tema politico, anche in questo caso divisi tra gli evviva e gli abbasso. In mezzo spiccano le accuse personali al primo ministro, al sindaco o all’assessore che di volta in volta è ladro, brigante o assassino a seconda dell'opinione dell'autore.
Ebbeno io qui mi schiero: i graffiti mi piacciono e non condivido in nessun modo le campagne che in questi tempi si organizzano per oscurarli. È vero, si tratta di scritte anonime e il senso civico vorrebbe che ognuno si assumesse sempre la responsabilità delle proprie affermazioni. Quelle frasi appaiono illetterate e volgari, quasi sempre animose e politicamente scorrette, ma io le amo lo stesso. Il perché di questa mia affezione è presto detto, le scritte sui muri sanno di libertà, sono messaggi semplici e immediati come i pensieri che ci attraversano la testa: a volte sono sbagliati, ma guai a chi vuole soffocarli.
Prendere le difese dei graffitari contro la tendenza attuale che intende criminalizzarli può apparire insensato in un paese come l'Italia che si appresta a imbavagliare addirittura i magistrati impedendo loro di compiere intercettazioni telefoniche, ma credo che il movente delle due operazioni sia lo stesso, lo scarso amore per la libertà dei potenti di turno che vivono nella paura che le proprie malefatte siano pubblicamente svelate.
Giovanni Zanzani
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La prossima cronaca verrà pubblicata il 7 giugno 2010